I disordini politici in Kazakistan di questo gennaio 2022 stanno colpendo la vasta industria mineraria di bitcoin del paese e influenzando l’andamento delle crypto.
La nazione dell’Asia centrale è piombata nel caos quando le violente proteste scatenate dall’aumento dei prezzi del carburante hanno lasciato decine di morti e centinaia di feriti. Come parte del caos, i tagli a internet e alle telecomunicazioni sono stati segnalati in tutta la nazione – e questo sta avendo un impatto sulle operazioni di estrazione di criptovalute locali, che sono tra le più grandi del mondo.
Il Kazakistan è emerso come un popolare centro di estrazione l’anno scorso, dopo che la vicina Cina ha dato un giro di vite su questa attività – le autorità cinesi hanno detto che erano necessarie per proteggere gli sforzi del paese per ridurre le emissioni di carbonio.
Il mining delle criptovalute è un processo complicato attraverso il quale vengono messe in circolazione nuove monete. Il mining richiede computer ad alta potenza che risolvono complessi puzzle matematici per creare un nuovo “blocco” sulla blockchain. Richiede una notevole potenza di computer ed elettricità, e il Kazakistan, con le sue ricche risorse energetiche, è diventato un’alternativa attraente alla Cina per i minatori di crypto.
Il Kazakistan ha rappresentato più del 18% dell’hashrate globale della rete Bitcoin nell’agosto dello scorso anno – l’ultimo mese per il quale i dati erano disponibili, secondo il Cambridge Centre for Alternative Finance. Questo dato è secondo solo agli Stati Uniti. L’hashrate si riferisce alla potenza computazionale totale che viene utilizzata per estrarre criptovalute.
Non è ancora chiaro quando i servizi internet saranno ripristinati del tutto in Kazakistan, rendendo difficile sapere quanto profondamente l’impatto sarà sentito dai minatori di criptovalute. Secondo il monitor internet Netblocks, la connettività è stata chiusa per 36 ore a partire da venerdì mattina. Solo poche ore dopo il blackout di internet, l’hashrate ha visto un calo del 12%, ha twittato Larry Cermak, il vice presidente della ricerca al sito web di criptovalute The Block.
Le proteste in Kazakistan sono iniziate per un’impennata dei prezzi del carburante. Ma ci sono anche altre questioni di lunga data dietro la furia dei cittadini Kazaki, come la disuguaglianza di reddito e le difficoltà economiche, che sono state tutte esacerbate durante la pandemia di coronavirus, secondo Human Rights Watch.
Questa rivolta potrebbe portare i minatori delle crypto a guardare altrove per le loro operazioni, secondo Anirudh Rastogi, fondatore dello studio legale tecnologico Ikigai Law, che lavora con gli scambi di criptovalute in India.
“Alla fine i minatori troveranno l’hub giusto per le loro attività”, ha detto. “Hanno bisogno di un posto con stabilità politica ed elettricità a buon mercato”.
Il Kazakistan ha già lottato per far fronte alle enormi richieste sulla sua rete energetica a causa dell’aumento del crypto mining, il Financial Times ha riferito nel mese di novembre, aggiungendo che le carenze di energia nel paese hanno portato alla chiusura di una grande azienda di crypto mining.
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